Da Delhi prendo un treno che in circa 4h30′ mi porta ad Agra per vedere quello che è conosciuto come il simbolo dell’India,ovvero il Taj Mahal.
Scendo nella caotica stazione di Agra Cantonment che si trova sulla linea principale Delhi-Mumbay ed esco subito per dirigermi verso il chiosco con autorisciò a prezzo fisso; questa è la soluzione più veloce ed immediata per farsi portare al Taj Mahal..sullla strada e all’entrata del Taj Mahal vi fermeranno di continuo..sono i procacciatori di clienti,sempre molto insistenti, ma sono senz’altro più un disturbo che un pericolo..mi raccomando,tirate dritto!
Si accede al Taj Mahal da più porte, quella occidentale,meridionale ed orientale che conducono tutte al vasto cortile esterno; la porta meridionale è quella principale però di solito è dalla porta orientale che c’è meno coda.
Qui incontro subito il primo intoppo..controllano tutto nelle borse e bisogna assolutamente lasciare fuori treppiedi per macchine fotografiche,zaini,fiammiferi,cellulari,sigarette etc..per fortuna lasciano entrare la mia fidata macchina fotografica (anche se non sarà poi possibile scattare foto in alcuni ambienti); tutti gli articoli che non passano possono essere lasciati gratuitamente nel deposito bagagli.
Il prezzo è diversificato tra indiani e stranieri..per gli stranieri è di circa 950 rupie comprensivi di bottiglietta d’acqua e sovrascarpe.
Una volta entrato si apre a me l’incantevole “Tempio dell’Amore”…il Taj Mahal.
Il Taj Mahal è da sempre considerata una delle più notevoli bellezze architettoniche dell’India e del mondo a tal punto che il complesso è tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO dal 9 dicembre 1983.
Nei fatti è un mausoleo fatto costruire nel 1632 dall’imperatore moghul Shah Jahan in memoria della moglie Arjumand Banu Begum.
Nonostante vi siano molti dubbi riguardo al nome dell’architetto che lo progettò, generalmente si tende a considerare Ustad Ahmad Lahauri il padre dell’opera.
L’origine del nome Taj Mahal è ancora oggi incerta. Le varie corti che sono succedute al regno di Shah Jahan hanno chiamato il monumento semplicemente rauza (complesso di tomba e moschea) di Mumtaz Mahal.
È credenza generale che Taj Mahal (il cui significato letterale è “Palazzo della Corona” oppure “Corona del Palazzo”) sia una versione abbreviata del nome di Mumtaz. Spesso, al giorno d’oggi, ci si riferisce ad esso chiamandolo semplicemente il Taj.
Arjumand Banu Begum, conosciuta anche con il nome di Mumtaz Mahal, che in persiano significa “la luce del palazzo”, morì nel 1630 dando alla luce il quattordicesimo figlio dell’imperatore. L’imperatore ordinò la costruzione del mausoleo per mantenere una delle quattro promesse che aveva fatto alla moglie quando ella era ancora in vita, inizialmente fece seppellire la moglie nel luogo della sua morte, ma, quando si rese conto che trasferire tutto il marmo necessario alla costruzione fin lì sarebbe stata una impresa proibitiva, decise di spostare i lavori ad Agra.
I lavori di costruzione del mausoleo, iniziati nel 1632, durarono 22 anni per concludersi nel 1654. Tra le 20.000 persone che vi presero parte si contano anche numerosi artigiani provenienti dall’Europa e dall’Asia Centrale. Tra di essi vi era anche un artista italiano: Geronimo Veroneo.
L’architetto incaricato di realizzare il Taj Mahal è tuttora sconosciuto, la maggior parte degli studiosi attribuisce la paternità dell’opera a Ustad Ahmad Lahauri, ma alcuni parlano del Turco Ustad Isa; anche Geronimo Veroneo è indicato come uno dei possibili architetti, per quanto non ci siano prove certe su questo argomento.
Il Taj Mahal venne costruito utilizzando materiali provenienti da ogni parte dell’India e dell’Asia. Oltre 1.000 elefanti vennero impiegati durante le costruzioni per il trasporto delle materie prime. Il marmo bianco venne portato dal Rajasthan, il diaspro dal Punjab e la giada e il cristallo dalla Cina. I turchesi erano originari del Tibet e i lapislazzuli dell’Afghanistan, gli zaffiri venivano da Sri Lanka e la corniola dall’Arabia.
In tutto 28 diversi tipi di pietre preziose e semi-preziose, vennero incastonati nel marmo bianco per un costo totale di circa 32 milioni di rupie.
L’unico materiale locale utilizzato fu l’arenaria rossa che decora le diverse strutture del complesso.
Per i lavori di costruzione, invece di utilizzare bambù per realizzare le impalcature (come era di tradizione in quelle zone), furono utilizzati mattoni. Al termine dei lavori l’enorme impalcatura doveva essere smantellata, e per alcuni questa operazione avrebbe richiesto all’incirca cinque anni. Per risolvere questo problema, l’imperatore stabilì che chiunque avrebbe potuto prendere per sé i mattoni dalle impalcature: secondo la tradizione in una notte l’intera impalcatura fu smantellata.
Subito dopo la fine della costruzione del Taj Mahal, Shah Jahan fu deposto dal figlio ed imprigionato. In questo stesso periodo la capitale dell’impero Mughul fu spostata da Agra a Delhi, facendo diminuire notevolmente l’importanza di questa città e l’attenzione delle autorità su di essa.
La mia visita continua per circa 5 ore, ho così la possibilità di visitare per bene i giardini ornamentali, disposti secondo il modello classico moghul del charbagh (giardino persiano), la moschea in arenaria rossa, il Cenotafio di Mumtaz Mahal, le tombe reali ed il piccolo museo.
Una particolarità che salta subito agli occhi è la non perpendicolarità dei minareti bianchi alti 40m che non sono perpendicolari..si dice che il motivo sia voluto..sono stati progettati per piegarsi leggermente all’esterno in modo che ,in caso di terremoto, non crollassero sul Taj Mahal, ma all’esterno.
Una volta usciti dal Taj Mahal, consiglio di farsi portare all’esterno, verso il fiume yamuna..si avrà così una visione stupenda del Taj che si riflette nell’acqua…
Rientro in guesthouse..qui ad Agra non vi è da visitare solo il Taj!…ma questo sarà argomento di un prossimo post..
Life’s a Journey!