Un altro pezzo di Ladakh raccontato da Gabriella Quaglia di Orientamenti – Torino
Facciamo sempre fatica a riconoscere i cambiamenti nelle realtà che amiamo e di cui vantiamo una certa conoscenza, senza lasciarci cogliere da una qualche disillusione. Ciò che amiamo si cristallizza in noi nella sua veste migliore e ci ripaga delle fatiche che sopportiamo per conservarlo tale. Certo la lettura della realtà dovrebbe essere lontana di per se’ da ogni preconcetto ma per abbandonare un’idea del mondo a cui siamo affezionati serve coraggio.
Ed è quello che stiamo vivendo qui a Lamayuru quest’anno in cui, con più tempo a disposizione, cogliamo maggiori dettagli del divenire o, per lo meno,certi cambiamenti non possono più sfuggirci .
L’incontro con la scuola di Lamayuru risale al 2007. Il villaggio non era certo quel che è ora e quando lo ricordiamo con coloro che la abitano i più dispiaciuti siamo proprio noi, spettatori incantati un po’ nostalgici di una realtà che altro è già.
I confronti più evidenti:
le 3 guesthouse sono diventate 16, i 2 negozietti con 4 cose sono diventati almeno 6, uno di fianco all’altro,ed alle 4 cose hanno aggiunto molti prodotti alimentari confezionati . Qualità diverse di biscotti, dolciumi vari, detersivi, creme,shampoo,prodotti in lattina,compreso il tonno, formaggini confezionati ma soprattutto patatine, bibite e succhi di frutta vengono allineati, anche con qualche pretesa estetica,sugli scaffali a muro nuovi laminati che ben contrastano con le ceste di paglia o i sacchi di liuta appoggiati a terra contenenti lenticchie, fagioli,riso, farine, verdura seccata e qualche verdura fresca non sempre tale, prodotti che sempre hanno venduto che costituivano l’unica spesa alimentare delle famiglie nel passato. Il latte, il burro, lo yogurt, la farina d’orzo e qualche verdura estiva erano autoprodotti. La conseguenza di tali cambiamenti non è banale. I bambini che incontri molto spesso hanno in bocca o nelle tasche caramelle,chupa chupa, chewing-gum. Gli adulti li deliziano con patatine e biscotti fra un pasto e l’altro. A scuola li chiedono anche a noi ovviamente. Su qualcosa siamo refrattari ma talvolta cediamo….d’altra parte non possiamo farci portatori, qui, di un rigore alimentare che non ci appartiene. Il fatto è che da spettatori del cambiamento, di cui intuiamo i danni, dobbiamo frenare un ingenuo e istintivo impulso pedagogico! L’abitudine di buttare gli scarti a terra, che tutti avevano quando i rifiuti erano quasi totalmente biodegradabili, fa fatica a cambiare anche nei confronti degli involucri argentati e le confezioni dei cibi industriali.
Le nuove costruzioni, molte con vocazione a guesthouse,che si aggiungono ai 2 nuovi hotel di dimensioni insensate , sono spesso iniziate tanto per occupare uno spazio ( qui non servono licenze edilizie)e poi non terminate o per qualche impedimento logistico ( il terreno frana, non ci sono ancora tutti i soldi necessari,..) o perché l’unica stagione adatta ai lavori è l’estate e allora si aspetta la prossima ancora. Per contro le case abbandonate del villaggio antico, che già da moti anni le famiglie hanno sostituito con case più grandi e solide più a valle, quelle abbarbicate sul pendio più esposto verso il monastero, sono sempre più in rovina. Continuano però a svolgere un ottima funzione estetica: dello stesso colore della roccia su cui e con cui sono state costruite, ricamano il profilo della montagna fino a congiungersi ai pilastri su cui si appoggia magicamente il monastero.
la strada ( non una qualunque ma la NH1, una delle vie di comunicazione principali del J&K che collega Leh a Srinagar) attraversa il villaggio con 3 grossi ripidi tornanti e porta grossi camion stracarichi e lunghe colonne militari proprio in mezzo alla “piazzetta” principale su cui si affacciano la maggior parte dei negozietti di cui sopra. Polvere, gas di scarico,guide spericolate e stridio di freni tirati al massimo rendono quel particolare luogo poco frequentabile. Fortuna che la vita del villaggio, e la nostra, si svolge altrove e da lontano diventa solo un dettaglio. Sicuramente il fatto che da qualche anno la strada sia generalmente ben asfaltata ha ridotto da 5 a 2,30/3 ore il viaggio verso il capoluogo.E ciò non ha che migliorato la accessibilità e quindi la sua economia turistica. Impossibile negare i benefici conseguenti per i suoi abitanti ( alcuni di loro ci dicono che lunica prospettiva di ricchezza che vedono per le famiglie sono il turismo o l’impiego nell’esercito).