La Chartreuse de la Verne
“Ave, Maria,
Ave, Maria, grátia plena,
Dóminus tecum.
Benedícta tu in muliéribus,
et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.
Sancta María, Mater Dei,
ora pro nobis peccatóribus, nunc et in hora mortis nostræ. Amen.”
La monaca di clausura chiuse gli occhi e rimase ancora per qualche minuto a meditare poi, nella sua piccola ed austera cella, si coricò.
Ormai erano 15 anni che si era consegnata a Dio è mai come ora era contenta della scelta.
Nel visitare lo splendido Monastero di La Verne (Chartreuse de La Verne) a 13 km da Collobrières, sulla panoramica strada D14 situata nel cuore del massiccio delle Maures, la mia fantasia mi fa vivere un’esperienza molto particolare; mi trovo nella Cella dove passa il maggior tempo la monaca di clausura e m’immagino la monaca seduta davanti a quella finestra, china sul libro delle preghiere che recita l’Ave Maria in latino, lontana e separata dal mondo reale, ma vicina al Signore.
Il Monastero fu costruito nel 1170 grazie a Pierre Isoardi, allora Vescovo di Tolone e di Fréjus sul sito di un antico priorato abbandonato che già allora si chiamava Notre-Dame de La Verne.
Numerose donazioni resero la Certosa proprietaria di oltre tremila ettari di terreni(foreste, terreni coltivabili, pascoli).
Una serie incredibile di incendi la distrusse a più riprese (nel 1214,1271 e 1381) però, come una araba fenice, rinacque sempre dalle sue ceneri.
Fu poi la volta di saccheggiatori ed invasori (come i saraceni ) oltre a guerre di religione, che distrussero la cappella e la chiesa.
I certosini non rimasero con le mani in mano e ricostruirono o costruirono a più riprese fino al 1790 quando, a seguito della rivoluzione, dovettero scappare e i terreni e l’edificio divennero beni dello Stato.
Arriviamo al 1921 quando la Certosa fu dichiarata monumento storico e tra il 1969 ed il 2000 vi furono grandi ed importanti lavori di ristrutturazione e restauro regalandoci un complesso veramente molto bello.
Dal 1983 vivono le Monache di Betlemme, dell’dell’assunzione della Vergine Maria e di San Bruno
Dopo questa breve cronistoria alcune informazioni sulla visita.
È stato predisposto un interessante percorso dove è possibile visitare il granaio, il panificio, la Cappella dell’adorazione, i Bastioni esterni, il Chiostro del XVII secolo, la Chiesa romanica, una Cella tipo delle Monache di clausura,il grande chiostro di solitudine, l’oleificio e la cantina.
Mi hanno particolarmente colpito il Chiostro, che si trova attaccato alla Chiesa romanica, con le sue magnifiche arcate in pietra serpentina; la Chiesa romanica, recentemente ristrutturata in gres e orientata secondo la tradizione delle chiese dei monasteri, ovvero verso est che rappresenta Gerusalemme.
Da una finestra di una cappella laterale è possibile scorgere il grande chiostro di solitudine con le sue croci, che è un po’ il cuore del monastero.
Il luogo per eccellenza.. La Cella di solitudine dove la monaca prega, vive, lavora, dorme e mangia, per tutti i giorni della sua vita ad eccezione dei due momenti comunitari che sono le celebrazioni liturgiche che si svolgono nella chiesa.
I locali della Cella sono il vano chiamato ‘AveMaria‘ dove troneggia la Madonna, questo vano si prolunga in un ‘ambulacro dove ci si può distendere e fare esercizio; a lato si trova il cubiculum dove vi è il letto.
Davanti alla finestra vi è un tavolo refettorio e uno stallo per pregare e meditare.
Infine il laboratorio per il lavoro manuale e la toeletta.
Tutti i pasti vengono passati attraverso una piccola finestrella.
La visita dura all’incirca un’ora, il costo è di 6€ per gli adulti ed è possibile acquistare una guida cartacea al costo di 1€.
Se siete di passaggio in costa azzurra vi consiglio questa deviazione, ne rimarrete affascinati!