Il Dharmapala Hayagriva è di origine indù ed è riconoscibile dalla testa di cavallo fra i capelli.
Nel buddhismo mahayanico il suo ruolo è quello di custode delle sacre scritture, dai quali tiene lontani gli spiriti malign nitrendo.
Spesso è definito come incarnazione del buddha trascendente Amitabha e viene raffigurato in vari modi.
Nella versione a sole due braccia ha una somiglianza con il giudice dei morti, cioè Yama, però è possibile distinguerlo da quest’ultimo per la piccola testa di cavallo che ha tra i capelli appena sopra la corona di teschi.
Nella mano destra tiene lo scettro col teschio (danda) mentre nella sinistra il laccio (pasa) che ha la funzione di legare i nemici della religione.
Tiene le gambe divaricate mentre calpesta due esseri stesi a terra.
Sul petto tiene la ruota della dottrina e un serpente (naga).
Nella rappresentazione assieme alla sua yogini ha nelle mani lo scettro e la calotta cranica, sta in piedi a gambe divaricate e fa un passo verso destra calpestando due esseri stesi a terra.
Esiste un’altra versione ritratto con tre facce,sei braccia e otto gambe dove il Dharmapala figura come Guhyasadhana-Hayagriva, cioè come ideazione esoterica. Alcuni buddhisti mahayanici lo considerano come un’incarnazione del bodhisattva trascendente Avalokitesvara.
In questa raffigurazione è facile riconoscerlo in quanto calpesta serpenti invece di esseri antropomorfi.
Il Dharmapala Sitabrahman, “Brahman Bianco” in sanscrito, meglio conosciuto in tibetano come Tshangspa Dkarpo sebbene sia identificato con Brahma più che un dio creatore ha un aspetto guerriero in quanto è rappresentato mentre cavalca un cavallo bianco (o in alcune raffigurazioni un drago); brandisce una spada con la mano destra e nella sinistra ha una fiala (Kamandalu) o una brocca (Kumba).
Assieme a Kubera sono gli unici due Dharmapala che vengono raffigurati senza la corona di teschi. Tra gli 8 Dharmapala è il meno raffigurato.
Secondo una leggenda (e ve ne sono molte), mentre girovagava per tutta la terra in preda ad una furia omicida un giorno tentò di assalire la Dea Ekazati nel sonno; la Dea si svegliò e lo colpì alla coscia azzoppandolo. Questo attacco alla Dea “risvegliò” la sua psiche consentendo di “vedere” il peccato perpetrato così da trasformarsi in un Dharmapala.