Ricevo questo bel diario di viaggio da Marco Angileri..India e Trek in Ladakh..può essere un buon punto di partenza per organizzarvi un viaggio in Ladakh quest’estate!
Un po’ d’India e tanto trekking in Ladakh (settembre 2012)
Ancora Asia, questa volta nella mistica India. Un viaggio che un po’ mi spaventa, un po’ per la destinazione in sé, e soprattutto per il grosso impegno che comporterà per i giorni successivi all’arrivo a Delhi, con aerei a orari difficili, trekking, salite, alta quota e pochissimo tempo per riposare. Infatti il “cuore” della vacanza è un trekking in Ladakh, 7 giorni fuori dal mondo in un itinerario che ci porterà dal paesino di Rumtse al paesino di Korzok, sul lago Tso Moriri. L’idea iniziale era quella di andare in Nepal, ma abbiamo poi dirottato su questa soluzione per trovare un contorno interessante e avere al contempo una destinazione simile. Il periodo poi è anche un compromesso, tra la fine della stagione monsonica in Rajasthan e Uttar Pradesh (quindi possibilità di piogge torrenziali), e la fine dell’estate in Ladakh (e quindi freddo), ma tutto sommato poteva andare ben peggio. Come sempre l’organizzazione è tutta fatta in casa per quanto riguarda aerei, alcuni alberghi e itinerario, mentre per il tour ci siamo affidati ad operatori locali molto validi e consigliati (Rajasthan Travel Service per il tour e DreamLand Trek and Tour per il trekking).
Partenza fissata il 13 settembre da Venezia, volo Turkish Airlines (ottimo) verso Delhi, con scalo a Istanbul. Il sorvolo della città turca, delle sue moschee, dello stretto che divide Europa e Asia è emozionante; peccato non fermarsi, ma per fortuna al ritorno verso casa riusciremo a ritagliarci una giornata per visitare la splendida città. Dopo una lunga attesa in aeroporto (5 ore) prendiamo il secondo aereo che ci condurrà a Delhi. Arrivo programmato alle 04.20 locali (14 settembre), ovvero la mezzanotte italiana: abbastanza difficile. L’abbraccio del clima di Delhi è soffocante: siamo nella coda della stagione monsonica, la temperatura è alta anche la notte e l’umidità non è da meno. Incontriamo subito Bim Singh, il nostro driver che ci condurrà per i primi 4 giorni nel Golden Triangle, ovvero Agra, Jaipur e quindi di nuovo Delhi. Entriamo nell’auto e ci tuffiamo nella vita stradale di Delhi. L’approccio è soft, sono infatti le 5 del mattino, non c’è un gran traffico intorno all’areoporto, ma basta fare un po’ di km per rimanere già da subito imbottigliati in un ingorgo causato da un semaforo non funzionante. Sorpassiamo l’incrocio, non senza difficoltà, combattendo per ogni centimetro con camion e altre auto e cominciamo il lungo viaggio (5 ore) verso Agra. Nonostante già ci aspettassimo un delirio, rimaniamo letteralmente senza parole di fronte alla quantità di camion, traffico, auto e mucche presenti sulla strada e delle persone presenti nelle varie cittadine che man mano passiamo. Rimaniamo incastrati in un altro ingorgo, ma il nostro driver tenta la manovra del secolo e così facciamo circa 3 km contromano in autostrada. Probabilmente solo la stanchezza in corpo e la poca consapevolezza di cosa sta succedendo non ci fa urlare dalla paura… Bene, dopo queste 5 ore di panico arriviamo ad Agra, e arriviamo al nostro hotel (Taj Gateway Agra), prenotato tramite un’agenzia viaggi di Jaipur che alla fine si rivelerà una scelta vincente (Rajasthan Travel Service, www.rts.com). Ottimo albergo, stanza ampia e vista sul Taj Mahal, leggermente offuscato dalle finestre appannate dall’umidità esterna. Finalmente la tensione accumulata sulla strada cala, e ci si può dedicare ad un sano pisolino ristoratore. Ci risvegliamo dopo un paio di orette, giusto in tempo per incontrarci con la guida che ci accompagnerà in queste due mezze giornate ad Agra. Usciamo quindi dall’albergo, approfittiamo di una sosta per cambiare denaro (Icici Bank, ottimo cambio, ma attenzione, come scopriremo più tardi, l’Atm della Icici Bank è l’unico in India a non accettare le carte sul circuito Cirrus-Maestro).
Arriviamo quindi al forte di Agra. L’impatto è notevole. Parliamo e discutiamo (piacevolmente) un sacco con la guida, di architettura, di tradizioni e di cultura indiana. Come scopriremo durante la nostra permanenza, la storia di Agra, Jaipur e Delhi è fortemente influenzata dalla dinastia islamica Moghul, che ebbe il suo culmine con il regno di Akbar il grande, e che ha lasciato una splendida testimonianza con lo sfarzo delle loro corti e dei loro palazzi (l’esempio più evidente è il Taj Mahal). Finita la visita, ci accordiamo per la visita del giorno successivo al Taj Mahal. Noi vorremmo andare a vederlo all’alba, ma la guida ce lo sconsiglia, in questa stagione: le giornate infatti non sono limpide causa la fine della stagione monsonica, e quindi sarebbe solo una levataccia inutile. Accettiamo il consiglio e ritorniamo all’albergo. Per cena vorremmo uscire, ma i dintorni non sono incoraggianti, in più ci sono continui scrosci di pioggia, e quindi decidiamo di mangiare in hotel, una cena soft di Rice Biryiani per me ed un veggie burger per Nicoletta. E finalmente si può andare a dormire!
15 SETTEMBRE 2012
Sveglia, colazione e via verso il Taj Mahal. Entriamo dalla porta est. E piano pianoscopriamo il Taj Mahal. Incommentabile. Splendido. Anche se i colori non sono i migliori causa il cielo velato, il Taj Mahal impressiona per la sua perfetta simmetricità, il marmo ancora intatto, e per le pietre incastonate che disegnano splendide decorazioni. Terminata la visita, salutiamo la nostra guida e lo ringraziamo per il tempo speso assieme e ci dirigiamo con l’auto verso Fatehpur Sikri. Visita abbastanza veloce ma molto interessante per la vecchia città imperiale dell’impero Moghul, dove costantemente si può notare la commistione tra elementi architettonici islamici e indù. Il giro termina con la visita alla moschea Jami, dove fa una certa impressione vedere la Buland Darwaza, ovvero l’ingresso principale all’area della moschea
Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo quindi in direzione Jaipur, dove soggiorneremo all’hotel Trident, splendido albergo, situato fuori dal caos cittadino, di fronte al lago e al Lake Palace di Jaipur. Cena nello sfavillante ristorante dell’albergo, un po’ caro (ovviamente per gli standard indiani), ma decisamente di qualità, con un servizio impeccabile.
16 SETTEMBRE 2012
Ci alziamo riposati, colazione e incontriamo la nostra guida, il signor Umesh, con il quale visiteremo dapprima il forte di Amber e poi la città di Jaipur. Con Umesh è veramente piacevole parlare, soprattutto parliamo di caste e religione. Veniamo a conoscenza del fatto che lui sia un Bramino (casta sacerdotale) e infatti in lui vediamo un modo di comportarsi molto signorile e molto riflessivo. Arrivati ad Amber, saliamo sull’elefante che ci condurrà in cima nel forte vero e proprio. Una salita non proprio entusiasmante, a causa della mia paura già nel cavalcare i cavalli. Figuriamoci un elefante. Tutto un dondolio. Finita questa parentesi “drammatica”, scendiamo sulla terraferma e esploriamo l’Amber Fort. Finita la visita riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Jaipur, dove visitiamo dapprima la vecchia residenza del Maharja, quindi il giardino astronomico, prima di terminare il nostro giretto passando davanti al palazzo dei Venti, con la sua splendida facciata. Ritorniamo in albergo e salutiamo la nostra guida, che ci chiede cortesemente di scrivergli qualche riga sull’escursione odierna: accettiamo di buon grado, e siamo veramente felici di spendere parole di elogio per una persona veramente cordiale, gentile e preparata. Nel frattempo ci accordiamo con il nostro autista per la sera, perché vorremmo andare a cenare da Niro’s (www.nirosindia.com), locale consigliato da molti. Arrivati da Niro’s, notiamo da subito che il posto è frequentato sia da turisti che dalla middle class indiana. La scelta ricade su un piatto tipico del Rajasthan, patate e cipolle in una salsa non precisata: buono, ma potevo scegliere decisamente altro; Nicoletta invece si propone per una scelta più conservatrice, ma entrambi innaffiamo la cena con due fredde Kingfisher.
17 SETTEMBRE
Oggi la giornata prevede la lunga traversata da Jaipur verso Delhi, 7 ore abbastanza liscie, con alcuni passaggi critici nel traffico dei villaggi lungo la strada. Arriviamo a Delhi nel nostro albergo (Godwin Deluxe) in Arakashan Road, trafficata via vicino alla stazione dei treni. Salutiamo Bim Singh, lo ringraziamo per i giorni passati insieme, per la sua gentilezza e la sua professionalità. Molliamo le valige nella camera moderna dell’albergo (con la gradita sorpresa dell’upgrade gratutito della stanza) e ci tuffiamo nella vita di Delhi. Abbiamo solo poche ore a disposizione, decidiamo quindi di andare a Connaught Place, girare un po’ senza meta, cenare e quindi tornare in albergo per riuscire a dormire almeno un po’ prima della sveglia (proibitiva). Ceniamo da Sarava Bhavan, localino simil-fastfood, ottimo ed informale, economico, ma è decisamente poco, io ho ancora un po’ di fame e mi concedo un salto nella cultura occidentale entrando in un KFC.
18 SETTEMBRE 2012
Ottima la sveglia che suona puntuale alle 02.30. Siamo abbastanza mal messi ma poteva esser decisamente peggio. Arriviamo nella hall dove tutti stanno svolgendo freneticamente l’hobby preferito dell’indiano: dormire. Il check out è veloce, per fortuna ho pagato il giorno prima, e quindi saliamo sul taxi che ci porterà all’aeroporto (600 rupie). Il nostro volo è in orario, ore 05.40 partenza verso Leh, meta principale della vacanza, dove spenderemo in totale 3 notti più ulteriori 7 notti in trekking. Il volo è ok, la manovra d’atterraggio è invece da brividi, causa i passaggi tra le montagne del Ladakh. L’impatto con i 3500 metri slm è tutto sommato soft. Raccogliamo i bagagli e usciamo, dove siamo attesi per esser portati prima nell’agenzia che abbiamo scelto per l’organizzazione del trekking (www.dreamladakh.com) e poi in albergo. Arrivati in agenzia, veniamo accolti da Javeed, il proprietario: persona di poche parole, seria, con cui discutiamo di un piccolo giretto che ci piacerebbe fare il giorno successivo. Arriviamo quindi in albergo, l’Hotel Royal Ladakh (www.hotelroyalladakh.com), buona struttura che però ha l’inconveniente di essere un po’ lontano dal centro; poco importa perché andar giù è semplice, invece per tornare su con 100 rupie si evita qualunque sforzo, non raccomandabile soprattutto all’inizio, quando anche sollevare un cucchiaino sembra una delle 7 fatiche di Ercole
Il pomeriggio lo dedichiamo alla visita del Leh Palace e dello Shanti Stupa: effettivamente molto belli. Terminato il giro, andiamo a gironzolare per le vie del centro, a guardare un po’ i negozi, e ad acquistare un bel piumino per Nicoletta (è una copia, ma veramente ben fatta, ottimo anche il prezzo, circa 30 euro) e due berrettini di lana (visto che ce li siamo dimenticati in Italia).
Cena da Chopstick, ristorante molto carino nella parte bassa di Fort Road, a base di riso e noodles, buona qualità e prezzo contenuto. Ritorniamo all’albergo e andiamo a dormire, la prima notte a 3500 passa tranquilla, avevamo paura di soffrire di un po’ di insonnia e invece tutto ok. L’unico problema è forse il Diamox, ovvero il farmaco che prendiamo per adattarci all’altitudine (è un diuretico): le soste e i pit stop si moltiplicano…
19 SETTEMBRE 2012
Al mattino viene a prenderci l’autista per un giro dei monasteri a ovest di Leh: Phyang, Nimu, Basgo, Likir ed Alchi. Belli, nulla da dire, ma dopo un po’ sinceramente mi sembrano un po’ tutti uguali. I migliori sono Basgo, con il monaco che gentilmente ci apre il monastero solo per noi, e Likir, con il Buddha gigante.
Ritorniamo quindi a Leh, altro giretto, cena (sempre Chopstick) e torniamo in albergo, a preparare tutto per la partenza del trekking del giorno dopo. La nottata a dir il vero è parecchio movimentata, causa problemi intestinali, è un po’ mi preoccupa per il prosieguo.
20 SETTEMBRE 2012
Arriva il giorno più emozionante e temuto, la partenza per il trekking. Condizioni personali non ottimali a causa dei problemi intestinali, ma sinceramente potrebbe esser molto peggio. Ritrovo fissato ore 8.30 al Dream Ladakh, facciamo conoscenza con la nostra guida (Mehdi) e il cuoco (Hani), due persone, che ovviamente avremo occasione di conoscere meglio nella settimana seguente, ma che si rivelano già da subito gentili e simpatiche, e successivamente, super competenti. Carichiamo l’auto, e quindi si parte! Direzione Rumtse, piccolo paesino a circa 70 km da Leh, dove giungiamo dopo circa 2 ore e mezza di strada. A Rumtse incontriamo l’uomo dei cavalli, un nomade simpatico che però durante tutta la settimana rimarrà piuttosto isolato visto che non parlava una parola di inglese. Caricati i cavalli (4) e l’asino, si parte! Prima giornata decisamente soft, ma ci penso io a complicarla, caricando all’inverosimile il mio zaino… sembra di aver 100 kili in schiena… poco male, arriviamo nella zona del primo campeggio (Kyamar, 4050 metri slm). Montiamo la tenda (una canadese, avrei preferito una igloo ma almeno qui c’è lo spazio per riuscire a stare in piedi), ceniamo nella tenda della guida (una misera minestra e riso in bianco, causa i miei problemi intestinali. Hani è un po’ triste perché cucina poco ma avrà modo di rifarsi nei giorni seguenti… Mentre stiamo chiacchierando, sentiamo una gran confusione: arriva di gran carriera una mandria di cavalli, lo spettacolo è incredibile. Finita la cena, scende il buio, comincia a fare decisamente freddo, ma ammiriamo lo spettacolo del cielo terso con le stelle e la luna che illuminano i monti che ci circondano. Veramente splendido.
21 SETTEMBRE 2012
Da oggi in poi la sveglia sarà fissata alle 6.30, con il tè caldo portato da Hani. La notte è passata tranquilla, abbiamo dormito, ma nonostante il sacco a pelo per temperature estreme, abbiamo sofferto freddo ai piedi. Quindi per i giorni successivi Nicoletta utilizzerà le borracce come borse dell’acqua calda, mentre io metterò il piumino intorno ai piedi (ed entrambe le scelte si riveleranno vincenti). Ci alziamo, approfittiamo di un po’ d’acqua calda per lavarci il viso e quindi colazione all’aperto. La sensazione di fare colazione in un posto completamente sperduto nella natura incontaminata ci lascia letteralmente senza parole
Terminati i preparativi si parte per quella che sarà una delle giornate più impegnative del trekking: prima di arrivare al campeggio successivo (Tisaling), dovremo valicare due passi impegnativi, Kumur La (4800) e Mandalchan La (4850). L’attraversamento dei passi si rivela complicato solo per l’elevata altitudine, costringendoci più volte a fermarci per rifiatare, ma il percorso è di per sè semplice. Arriviamo quindi dopo quasi 7 ore di cammino al campo di Tisaling, dove troviamo ad accoglierci due cani che poi ci accompagneranno per quasi tutto il viaggio e tantissimi topi di montagna, che assomigliano a conigli: simpaticissimi!
22 SETTEMBRE 2012
Dopo una notte freddissima (al mattino l’interno della tenda è ghiacciato) e complicata (i cani hanno abbaiato tutta la notte per la presenza di qualche animale selvatico, con conseguente preoccupazione della guida e company per l’asino), ci apprestiamo a conquistare il nostro terzo passo (Shibuk La, 4900 metri). Si arriva così all’inizio del lago Tso Kar, a Ponganagu, 4250 metri. L’accampamento non è dei più suggestivi, la zona è un po’ più turistica rispetto ai posti precedenti, per la vicinanza di una strada, e c’è anche parecchio vento.
23 SETTEMBRE 2012
Forse il giorno meno entusiasmante di trekking, seguiamo una pista sabbiosa lungo il lago Tso Kar, che, come ci conferma Mehdi, si sta ritirando parecchio. Poco prima di arrivare aNuruchan, luogo dell’accampamento, incrociamo prima un branco di Kiang (cavalli selvatici simili a dei muli), che però non riusciamo ad avvicinare, ma è davvero magnifico ammirarli mentre si rincorrono. Arrivati al campo, vediamo anche i primi yak. Dopo cena scorgiamo alcune nuvole sopra i monti, che non lasciano presagire nulla di buono… e infatti durante la notte il vento si alza e nevica… Inoltre proprio qui incontreremo una coppia di ragazzi svizzeri che stanno facendo il giro per il mondo, scegliendo mete che permettano loro di far trekking.
24 SETTEMBRE 2012
Ci svegliamo con un leggero strato di neve, tutto intorno è colorato di bianco, ma basta che il sole esca ed pian piano tutto ridiventa brullo. Anche oggi è un giorno tranquillo, è previsto il solo attraversamento del passo Horlam Kongka La (4900) e dopo poco meno di 4 ore siamo al campo (Rajaungkaru, 4500 metri), dove dovremo raccogliere tutte le nostre energie per il giorno successivo, vero e proprio giorno della verità.
25 SETTEMBRE 2012
Ecco qui il giorno che temevo, partenza da 4500 metri e ascesa (non difficile ma estenuante) dapprima del passo Kyamayuru La (5410 metri), dopodiché discesa verso Gyamar (5150), dove pranziamo e riposiamo, oltre ad ammirare una quantità infinita di pecore, capre e yak che pascolano, con i pastori nomadi che le controllano. Dopodiché è il turno del passoKartse La (5300), abbastanza più semplice del precedente (e ben più corto), e quando arriviamo al campo di Gyamar Barma (5200), siamo veramente stanchi. Troviamo ad accoglierci 3 bambini nomadi, che prima timidamente ci salutano, poi un po’ giocano con noi. Ma proprio mentre pensiamo che il più sia fatto, dobbiamo ancora fare i conti con una notte sopra i 5000 metri, notte freddissima (il termometro oscillerà tra i -15 e i -20, anche l’acqua dentro la tenda si ghiaccerà), e, almeno per il sottoscritto, quasi insonne…
26 SETTEMBRE 2012
Ultimo giorno di cammino, giorno che erroneamente crediamo facile… prima di tutto c’è da superare il punto più alto di tutto il percorso, il passo Yalung Nyaulung La (5440 metri), pochissimo dislivello da superare (solo 250 metri), ma la via per arrivarci si innalza piano piano e la strada è un po’ accidentata, e per arrivare sulla sommità impieghiamo poco più di 2 ore! Ma dal passo, oltre alle foto di rito, c’è il tempo per ammirare lo splendido panorama della valle, dominata dal lago Tso Moriri. La discesa è abbastanza ripida, su un terreno perlopiù sabbioso, e un po’ lunga (si passa da 5440 a 4600); rimane quindi un lungo tratto pianeggiante prima di arrivare a Korzok, unico centro abitato sulle sponde del lago. Arriviamo finalmente a Korzok, e per festeggiare l’arrivo, mi fiondo a comperare una desideratissima bottiglia di Coca Cola! Montiamo la tenda, facciamo una piccola camminata verso il lago, attraversando una marea di capre e pecore che pascolano sulle sponde del lago. È quindi l’ora della cena finale, con la sorpresa di una torta finale preparata da Hani preparata con gran maestria.
27 SETTEMBRE 2012
Ultima sveglia, e mentre facciamo colazione, dall’altra parte del fiume ci sono migliaia di pecore e capre che vengono portate a pascolare… prepariamo i bagagli e montiamo tutto sull’auto (arrivata il giorno prima) e quindi via, direzione Leh, circa 240 km (e 7 ore!). Dopo aver passato il checkpost (controllo passoporti e inner line permit), dapprima la strada è sterrata, poi si allarga in una serie di piste su sabbia compatta, e poi finalmente arriva l’asfalto. La strada a tratti è allucinante, massi caduti dal monte, improvvise buche o mancanza di asfalto, curve e controcurve, fino al classico stop per lavori in corso nelle vicinanze di un ponte. Approfittiamo per visitare il monastero di Thiksey, uno dei più famosi del Ladakh. Arrivati in paese, in fretta e furia comperiamo i regali per genitori e amici, prima di ritornare nel nostro albergo e fare finalmente l’agognata doccia! La sensazione della pelle pulita (per me) e dei capelli puliti (non per me che rifletto la luce del sole ma per Nicoletta) è impagabile!
28 SETTEMBRE 2012
Nuovamente sveglia all’alba, bisogna prendere l’aereo per Delhi. La quantità di controlli da superare è incredibile: controllo passaporti e carte d’imbarco da parte dell’esercito all’ingresso con l’auto nella zona dell’aeroporto, controllo passaporti, carte d’imbarco e bagagli per entrare in aeroporto, check-in, non si possono portare in stiva bagagli con scarpe (?!?) e batterie, quindi via imbarcare tutto, ricontrollo sicurezza, passaporti, bagaglio a mano (ormai il mio non c’è più), carte d’imbarco. Poi bisogna uscire dalla sala d’attesa e riconoscere i propri bagagli imbarcati. Finito? No. Prima di salire sull’aereo nuovo controllo passaporti e finalmente si può decollare! Il volo è emozionante, viaggiare sopra tutte quelle montagne ci riporta subito in mente quei giorni che purtroppo oramai sono passati. Arrivati aDelhi, usufruiamo del servizio navetta dell’hotel (gratuito, paghiamo solamente il parcheggio), e ci tuffiamo subito nel traffico caotico della città: più di un’ora per arrivare all’hotel causa ingorghi continui. In hotel ci viene assegnata la stessa stanza, quindi doccia e ci tuffiamo a visitare seriamente Delhi: prendiamo un tuc tuc e andiamo prima a visitare la Birla House, il luogo dove Gandhi visse gli ultimi giorni della sua vita e dove venne ucciso da un fanatico indù mentre si recava a pregare. Quindi procediamo alla casa di Indira Gandhi, affollatissima, trasformata in museo, dove si può ammirare da vicino dove viveva e lavorava, e dove fu ucciso (da due guardie del corpo sikh) il primo ministro indiano. Altro tuc tuc e questa volta invece andiamo dalla parte opposta della città, Old Delhi, quartiere di Chandy Chowk, ovvero la zona del mercato. Di mercati ne avevo visti in Vietnam, ma una cosa del genere sinceramente è una novità: innanzitutto il mercato è settoriale, per cui c’è il settore delle luci e del materiale elettrico, il settore degli orologi, il settore dei ricambi automobilisti, etc. E per ogni singolo settore, senza esegerare, centinaia di negozi. Il tutto in vie, viuzze e vicoli. E un continuo andirivieni di personaggi che trasportano di tutto, e tutti che vagano avanti e indietro in maniera frenetica con un senso di caos caotico… più che ad un mercato, assomiglia all’inferno dantesco, dove però al posto dei vizi capitili ci sono i settori merceologici… insomma una visione moderna della divina commedia. Per fortuna dopo esserci persi nel girone del materiale elettrico, riusciamo a trovare la retta via e ci tuffiamo nel girone dei golosi, ovvero nel mercato delle spezie. Leggermente più ordinato dei precedenti, è finalmente piacevole guardare e vedere tutti i tipi di spezie che ci hanno perseguitato nei giorni precedenti: curry, masala, polvere di pistacchio, e chi più ne ha più ne metta. Terminata l’esperienza infernale, prendiamo un rickshaw e ci dirigiamo verso Connaught Place, destinazione cibo occidentale, tanto sognato dopo ormai quasi 2 settimane di completa immersione nel mondo del cibo e delle spezie indiane. Optiamo per un Pizza Hut, dove l’unico tocco di India che ci concediamo sono delle rinfrescanti Kingfisher.
29 SETTEMBRE 2012
La giornata odierna è dedicata alla visita della città in maniera strutturata, con guida e autista. Partenza ore 9, prima tappa il Forte di Delhi, da cui ogni 15 agosto viene pronunciato il discorso dal primo ministro in occasione della festa dell’Indipendenza. L’ingresso e il piazzale è imponente, mentre il rimanente sinceramente mi lascia un po’ indifferente, forse anche perché è ormai il terzo forte visto in terra indiana, e a parte le dimensioni maggiori, è simile in tutto e per tutto agli altri. Quindi rickshaw in direzione dellaJama Masjid, ovvero la vecchia moschea di Delhi, nonché la moschea più grande di tutta l’India. Veramente splendida. Prendiamo l’auto e ci dirigiamo quindi in direzione sud; prima però di arrivare al Qatb Minar, ci fermiamo a pranzo in un ristorantino zona ambasciata. Sosta non proprio apprezzata, o meglio un po’ forzata da parte della guida, in un locale prettamente turistico. Però… prezzi buoni e cibo ottimo. Alla fine comunque la sosta è quasi gradita. Il Qatb Minar è davvero imponente, ma forse l’attrazione migliore è un pilastro di ferro, che risulta essere alquanto misterioso in quanto non si riesce a capire come si sia riusciti ad ottenere quel grado di purezza con la tecnologia dell’epoca. Stiamo piano piano arrivando a fine giornata, l’ultima visita riguarda le tombe di Humayun, prima però passiamo davanti al Lotus Temple, giusto per darci un’occhiata veloce, d’altra parte il tempo è tiranno
Arriva così il tempo della cena, che decidiamo di fare separati, o meglio, pizza per Nicoletta (Domino’s pizza), in preda a una fase di rigetto nei confronti del cibo speziato, fast food indiano (Haldiram) per me, desideroso dell’ultima cena locale, una specie di canto del cigno… Quindi tuc tuc e via verso l’albergo, dove ci aspetta una nottata con l’ennesima sveglia all’alba, l’aereo parte alle 6.40, destinazione Istanbul, dove ci fermeremo una notte, in un ideale stop tra Asia ed Europa prima di ritornare a casa.
Voli
Turkish Airlines, Venezia – Delhi, scalo a Istanbul, sia in andata che ritorno, stop over a Istanbul al ritorno, 550 euro a testa;
Jet Airways, Delhi – Leh, 220 euro a testa
Alberghi
Hotel Taj Gateway, Agra (tramite Rajasthan Travel Service): fuori dal centro di Agra, decisamente valido. Il fatto che sia leggermente fuori dal centro non è un problema perché tanto non c’è granché da vedere a parte Red Fort e ovviamente Taj Mahal. Ristorante buono.
Hotel Trident, Jaipur (tramite Rajasthan Travel Service): veramente bello, anche in questo caso fuori dal centro, ma di fronte al lago, per cui una bella posizione per fare anche una passeggiata la sera. Ristorante veramente ottimo, dal cibo al servizio.